Bella mi' Livorno
Le origini della città sono antiche e legate alla vicinanza con lo scalo marittimo della Repubblica pisana. Tramontato il dominio di Pisa, l'importanza di Livorno crebbe notevolmente sotto la spinta dei Medici prima e dei Lorena in seguito, che ne fecero il principale porto del Granducato di Toscana, centro economico di grande importanza, animato da mercanti provenienti da ogni parte d'Europa e dal Levante.
Oggi, malgrado le ingenti distruzioni causate dalla seconda guerra mondiale, è possibile ritrovare in città i simboli di questo passato nelle imponenti fortificazioni, nelle numerose chiese e luoghi di sepoltura nazionali.
Le origini di Livorno sono ignote, il toponimo è attestato per la prima volta nel 1017 come "Livorna", che, secondo alcuni eruditi locali deriverebbe da un nome di persona romana di origine etrusca (Liburna, Liburnius, Leburna, Leburnius).
Secondo altre ipotesi deriverebbe invece dal latino liburna (una nave veloce da guerra) o dal nome del popolo illirico dei Liburni.
Un'altra ipotesi, invece, è che il termine abbia relazione con la parola del francese antico libe, che si usava per indicare un blocco di pietra da lavorare, come, appunto, quelle estratte sulle scogliere di Livorno.
Tramontata la Repubblica di Pisa, Livorno fu venduta dapprima ai Visconti di Milano, e successivamente, nel 1407, ai genovesi. Durante il dominio della città ligure, il sistema portuale livornese fu potenziato con la realizzazione di una nuova darsena ubicato nella zona dell'attuale piazza Grande.
Nel XVI secolo, con l'avvento dei Medici al governo della Toscana, si registra l'esplosione demografica e commerciale di Livorno.
I Medici, a cominciare da Cosimo I, riuscirono a fare di Livorno uno dei più grandi porti del Mediterraneo, con la costruzione di un nuovo molo d'attracco, la realizzazione di un canale navigabile (il Canale dei navicelli) tra Pisa e Livorno e l'istituzione dell'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, la cui flotta aveva base nel porto labronico.
L'abitato, definito con rigore geometrico, assunse una forma pentagonale, con fossati, baluardi e fortificazioni alla moderna che dovevano servire a proteggerlo dall'assalto delle navi corsare dei Mori e dei Saraceni, in quei tempi protagonisti di frequenti scorrerie ed incursioni lungo le coste del Tirreno e del Mediterraneo in generale. La proclamazione di Livorno come porto franco e l'emanazione delle cosiddette "Leggi Livornine" costituirono il motore di sviluppo demografico ed economico di Livorno.
A Ferdinando I, Granduca di Toscana nel 1587, si deve la promulgazione delle "Leggi Livornine", ovvero una serie di privilegi ed esenzioni destinate a tutti coloro che si fossero stabiliti a Livorno.
Le leggi garantivano infatti libertà di culto, di professione religiosa e politica; inoltre chiunque fosse stato ritenuto colpevole di un qualsiasi reato (con alcune eccezioni, tra le quali l'assassinio e la "falsa moneta") aveva garantita libertà di accesso alla Terra di Livorno.
« (...) A tutti voi, mercanti di qualsivoglia nazione, Levantini, Ponentini, Spagnoli, Portoghesi, Greci, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani ed altri [...] concediamo [...] reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire, stare, trafficare, passare e abitare con le famiglie e, senza partire, tornare e negoziare nella città di Livorno (...) »
Nel tempo questi provvedimenti conferirono a Livorno l'immagine di una città cosmopolita, tollerante, multirazziale e multireligiosa.
Durante la II Guerra Mondiale i B-17 delle forze alleate rovesciarono tonnellate di esplosivo sull'intero territorio cittadino.
I bersagli di interesse strategico (la raffineria ANIC, oggi ENI, le acciaierie "Motofides", il porto) furono distrutti assieme a gran parte dell'abitato storico e ai siti di interesse artistico e storico, come il Duomo, la Sinagoga ebraica (seconda in Europa, per dimensioni e valore artistico, solo a quella di Amsterdam), il Teatro San Marco e molte altre chiese e palazzi storici.
Oggi, malgrado le ingenti distruzioni causate dalla seconda guerra mondiale, è possibile ritrovare in città i simboli di questo passato nelle imponenti fortificazioni, nelle numerose chiese e luoghi di sepoltura nazionali.
Le origini di Livorno sono ignote, il toponimo è attestato per la prima volta nel 1017 come "Livorna", che, secondo alcuni eruditi locali deriverebbe da un nome di persona romana di origine etrusca (Liburna, Liburnius, Leburna, Leburnius).
Secondo altre ipotesi deriverebbe invece dal latino liburna (una nave veloce da guerra) o dal nome del popolo illirico dei Liburni.
Un'altra ipotesi, invece, è che il termine abbia relazione con la parola del francese antico libe, che si usava per indicare un blocco di pietra da lavorare, come, appunto, quelle estratte sulle scogliere di Livorno.
Tramontata la Repubblica di Pisa, Livorno fu venduta dapprima ai Visconti di Milano, e successivamente, nel 1407, ai genovesi. Durante il dominio della città ligure, il sistema portuale livornese fu potenziato con la realizzazione di una nuova darsena ubicato nella zona dell'attuale piazza Grande.
Nel XVI secolo, con l'avvento dei Medici al governo della Toscana, si registra l'esplosione demografica e commerciale di Livorno.
I Medici, a cominciare da Cosimo I, riuscirono a fare di Livorno uno dei più grandi porti del Mediterraneo, con la costruzione di un nuovo molo d'attracco, la realizzazione di un canale navigabile (il Canale dei navicelli) tra Pisa e Livorno e l'istituzione dell'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, la cui flotta aveva base nel porto labronico.
L'abitato, definito con rigore geometrico, assunse una forma pentagonale, con fossati, baluardi e fortificazioni alla moderna che dovevano servire a proteggerlo dall'assalto delle navi corsare dei Mori e dei Saraceni, in quei tempi protagonisti di frequenti scorrerie ed incursioni lungo le coste del Tirreno e del Mediterraneo in generale. La proclamazione di Livorno come porto franco e l'emanazione delle cosiddette "Leggi Livornine" costituirono il motore di sviluppo demografico ed economico di Livorno.
A Ferdinando I, Granduca di Toscana nel 1587, si deve la promulgazione delle "Leggi Livornine", ovvero una serie di privilegi ed esenzioni destinate a tutti coloro che si fossero stabiliti a Livorno.
Le leggi garantivano infatti libertà di culto, di professione religiosa e politica; inoltre chiunque fosse stato ritenuto colpevole di un qualsiasi reato (con alcune eccezioni, tra le quali l'assassinio e la "falsa moneta") aveva garantita libertà di accesso alla Terra di Livorno.
« (...) A tutti voi, mercanti di qualsivoglia nazione, Levantini, Ponentini, Spagnoli, Portoghesi, Greci, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani ed altri [...] concediamo [...] reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire, stare, trafficare, passare e abitare con le famiglie e, senza partire, tornare e negoziare nella città di Livorno (...) »
Nel tempo questi provvedimenti conferirono a Livorno l'immagine di una città cosmopolita, tollerante, multirazziale e multireligiosa.
Durante la II Guerra Mondiale i B-17 delle forze alleate rovesciarono tonnellate di esplosivo sull'intero territorio cittadino.
I bersagli di interesse strategico (la raffineria ANIC, oggi ENI, le acciaierie "Motofides", il porto) furono distrutti assieme a gran parte dell'abitato storico e ai siti di interesse artistico e storico, come il Duomo, la Sinagoga ebraica (seconda in Europa, per dimensioni e valore artistico, solo a quella di Amsterdam), il Teatro San Marco e molte altre chiese e palazzi storici.