Oplita Greco 470 A.C.
L' oplita , al plurale opliti, era un soldato della fanteria pesante dell'antica Grecia.
La sua armatura, definita con il termine panoplia, era costituita da un elmo, in greco kranos, da una corazza pesante, da schinieri in bronzo, da una corta spada in ferro (xiphos), da una lancia (dory) ed infine da uno scudo bronzeo rotondo (oplon) fornito di un passante centrale e di un'impugnatura lungo il bordo (antilabe).
Questo tipo di scudo, che consentiva una tenuta molto salda in posizione di difesa contro gli assalitori, costituì un'innovazione decisiva e sembra da mettere in relazione con il sorgere della falange, formazione compatta di combattenti che con gli scudi si coprivano a vicenda.
L'innovazione consisteva nelle dimensioni dello scudo, che variavano dai 60 cm ai 90 cm, sufficienti a proteggere le parti del corpo più vulnerabili.
Gli opliti in battaglia operavano in ranghi serrati costituendo un muro di metallo da cui spuntavano le lunghe lance, tale formazione fu tanto efficace che il ruolo della fanteria leggera, della cavalleria e dei carri da guerra, fu notevolmente ridimensionato in Grecia. La filosofia bellica dell'oplite si basava sulla moderazione e l'aiuto reciproco e non sulle gesta valorose di un eroe, non esistono infatti opliti nei poemi omerici.
Nei sec. VII-VI a.C. gli opliti divennero la forza preponderante negli eserciti di Atene, di Sparta e di altre città greche, e tale struttura militare si diffuse in Occidente sia nelle comunità della Magna Grecia, sia attraverso la società etrusca a Roma, dove furono valorizzati politicamente nella metà del VI secolo a.C. con la costituzione centuriata di Servio Tullio. In seguito, con il decadere dei regimi aristocratici, gli opliti rimasero il corpo militare per eccellenza, nel quale venivano però arruolati, ormai a spese dello stato, anche cittadini delle classi meno abbienti.
Gli Spartiati consideravano se stessi gli unici veri opliti.
Infatti i bambini venivano educati alla guerra e all'uso delle armi da una apposita struttura voluta da Licurgo e definita agoghé.
Tale sistema venne introdotto a Lacedemone intorno al 669 a.C. dopo aver subito una durissima sconfitta ad opera di Argo, precursore dell'utilizzo della falange e la conseguente rivolta messenica. L'ordinamento che ne seguì, l'eunomia, permise l'affermazione, sul piano militare prima e su quello sociale poi, dell'oplita spartano
Gli opliti spartani non erano famosi solo per l'addestramento e la disciplina, ma anche per il modo di combattere; soltanto loro, ad esempio, aprivano le ostilità marciando cadenzati al passo della musica dei flauti (i suonatori di flauti, all'interno della società spartana godevano di particolare rispetto) in luogo di una carica spesso disordinata.
La sua armatura, definita con il termine panoplia, era costituita da un elmo, in greco kranos, da una corazza pesante, da schinieri in bronzo, da una corta spada in ferro (xiphos), da una lancia (dory) ed infine da uno scudo bronzeo rotondo (oplon) fornito di un passante centrale e di un'impugnatura lungo il bordo (antilabe).
Questo tipo di scudo, che consentiva una tenuta molto salda in posizione di difesa contro gli assalitori, costituì un'innovazione decisiva e sembra da mettere in relazione con il sorgere della falange, formazione compatta di combattenti che con gli scudi si coprivano a vicenda.
L'innovazione consisteva nelle dimensioni dello scudo, che variavano dai 60 cm ai 90 cm, sufficienti a proteggere le parti del corpo più vulnerabili.
Gli opliti in battaglia operavano in ranghi serrati costituendo un muro di metallo da cui spuntavano le lunghe lance, tale formazione fu tanto efficace che il ruolo della fanteria leggera, della cavalleria e dei carri da guerra, fu notevolmente ridimensionato in Grecia. La filosofia bellica dell'oplite si basava sulla moderazione e l'aiuto reciproco e non sulle gesta valorose di un eroe, non esistono infatti opliti nei poemi omerici.
Nei sec. VII-VI a.C. gli opliti divennero la forza preponderante negli eserciti di Atene, di Sparta e di altre città greche, e tale struttura militare si diffuse in Occidente sia nelle comunità della Magna Grecia, sia attraverso la società etrusca a Roma, dove furono valorizzati politicamente nella metà del VI secolo a.C. con la costituzione centuriata di Servio Tullio. In seguito, con il decadere dei regimi aristocratici, gli opliti rimasero il corpo militare per eccellenza, nel quale venivano però arruolati, ormai a spese dello stato, anche cittadini delle classi meno abbienti.
Gli Spartiati consideravano se stessi gli unici veri opliti.
Infatti i bambini venivano educati alla guerra e all'uso delle armi da una apposita struttura voluta da Licurgo e definita agoghé.
Tale sistema venne introdotto a Lacedemone intorno al 669 a.C. dopo aver subito una durissima sconfitta ad opera di Argo, precursore dell'utilizzo della falange e la conseguente rivolta messenica. L'ordinamento che ne seguì, l'eunomia, permise l'affermazione, sul piano militare prima e su quello sociale poi, dell'oplita spartano
Gli opliti spartani non erano famosi solo per l'addestramento e la disciplina, ma anche per il modo di combattere; soltanto loro, ad esempio, aprivano le ostilità marciando cadenzati al passo della musica dei flauti (i suonatori di flauti, all'interno della società spartana godevano di particolare rispetto) in luogo di una carica spesso disordinata.