Mitchell B25
Il North American B-25 Mitchell era un bombardiere medio bimotore costruito dalla North American e impiegato principalmente dall’USAAF durante la Seconda guerra mondiale.
È stato l’aereo con cui Jimmy Doolittle eseguì il suo famoso raid di bombardamento su Tokyo per dare un forte segnale al Giappone all’indomani dell’attacco a Pearl Harbor.
È considerato come uno dei migliori bombardieri medi del conflitto.
Anche se era progettato per bombardare da quote medie e in volo livellato, nel teatro del Pacifico fu spesso utilizzato in missioni di mitragliamento a bassa quota contro aeroporti, basi e navi giapponesi.
Dal bisogno di un aereo apposito per i mitragliamenti nacque il B-25G: al posto del muso trasparente erano fissate due mitragliatrici di calibro 0.50 e un cannone M4 da 75mm, l’arma con il maggior calibro usata su un bombardiere Americano.
Il successore del B-25G, il B-25H, (modello realizzato) disponeva di una potenza di fuoco ancora maggiore: il cannone M4 fu sostituito con un’arma più moderna e leggera e nel muso furono montate altre 8 mitragliatrici (di cui 4 fissate in apposite carenature nella fusoliera), che si aggiungevano a quelle difensive. Questa versione fu pensata appositamente per attaccare le navi.
Il Mitchell era un aereo sicuro e facile da pilotare: con un motore fuori uso, era possibile virare di 60° in quella direzione ed era facile mantenere il controllo sotto i 230 km/h; inoltre il carrello d’atterraggio triciclo permetteva un’eccellente visibilità durante la fase di rullaggio.
Era un aereo incredibilmente robusto: un B-25C del 321st Bomb Group fu soprannominato “Patches” perché l’equipaggio aveva dipinto tutti i buchi provocati dalla contraerea con zinco cromato; alla fine della guerra l’aereo aveva completato 300 missioni, era atterrato senza carrello sei volte ed ebbe circa 400 buchi nella fusoliera.
Il più grande difetto del B-25 era l’elevata rumorosità, tanto che molti piloti con tante ore di volo subirono danni all’apparato uditivo.
È stato l’aereo con cui Jimmy Doolittle eseguì il suo famoso raid di bombardamento su Tokyo per dare un forte segnale al Giappone all’indomani dell’attacco a Pearl Harbor.
È considerato come uno dei migliori bombardieri medi del conflitto.
Anche se era progettato per bombardare da quote medie e in volo livellato, nel teatro del Pacifico fu spesso utilizzato in missioni di mitragliamento a bassa quota contro aeroporti, basi e navi giapponesi.
Dal bisogno di un aereo apposito per i mitragliamenti nacque il B-25G: al posto del muso trasparente erano fissate due mitragliatrici di calibro 0.50 e un cannone M4 da 75mm, l’arma con il maggior calibro usata su un bombardiere Americano.
Il successore del B-25G, il B-25H, (modello realizzato) disponeva di una potenza di fuoco ancora maggiore: il cannone M4 fu sostituito con un’arma più moderna e leggera e nel muso furono montate altre 8 mitragliatrici (di cui 4 fissate in apposite carenature nella fusoliera), che si aggiungevano a quelle difensive. Questa versione fu pensata appositamente per attaccare le navi.
Il Mitchell era un aereo sicuro e facile da pilotare: con un motore fuori uso, era possibile virare di 60° in quella direzione ed era facile mantenere il controllo sotto i 230 km/h; inoltre il carrello d’atterraggio triciclo permetteva un’eccellente visibilità durante la fase di rullaggio.
Era un aereo incredibilmente robusto: un B-25C del 321st Bomb Group fu soprannominato “Patches” perché l’equipaggio aveva dipinto tutti i buchi provocati dalla contraerea con zinco cromato; alla fine della guerra l’aereo aveva completato 300 missioni, era atterrato senza carrello sei volte ed ebbe circa 400 buchi nella fusoliera.
Il più grande difetto del B-25 era l’elevata rumorosità, tanto che molti piloti con tante ore di volo subirono danni all’apparato uditivo.