Tribuno di marina I sec. A.C.
La marina militare romana (latino: classis), pur nascendo durante la prima guerra punica, cominciò ad operare in modo permanente nel mar Mediterraneo e sui principali fiumi dell'Impero romano solo con l'avvento del principato di Augusto, fino a tutto il V secolo.
Anche se la marina militare fu fondamentale per la conquista romana del bacino del Mediterraneo, non godette mai del prestigio delle legioni romane. Nel corso della loro storia, i Romani rimasero principalmente ancorati alle truppe di terra, apprendendo invece da Cartaginesi, Greci ed Egizi l'arte del costruire le navi. Forse a causa di ciò la marina militare romana non fu mai del tutto assimilata dalla Repubblica romana.
A differenza delle moderne forze navali, mai la marina romana, anche al suo apice, ebbe un servizio autonomo, al contrario venne gestita come un completamento dell'esercito romano "di terra".
Nel corso della prima guerra punica, la flotta romana fu ampliata in modo estremamente massiccio e svolse un ruolo fondamentale nella vittoria romana della guerre e per la successiva conquista ed egemonia del Mediterraneo da parte della Repubblica romana.
Durante il periodo imperiale, il Mediterraneo divenne una sorta di "lago romano", in assenza di un nemico marittimo, tanto che il ruolo della marina fu ridotto per lo più al semplice pattugliamento, con lo scopo di tutelare commerci e trasporti marittimi.
Ai margini dell'Impero, tuttavia, a supporto di nuove conquiste territoriali, le flotte romane continuarono ad essere impiegate in guerra.
Nonostante il grande impegno di risorse iniziali, gli equipaggi romani rimasero inferiori ai Cartaginesi, non potendo eguagliare le loro tattiche navali, per manovrabilità ed esperienza. I Romani decisero così di trasformare la guerra in mare a loro vantaggio, equipaggiando tutte le loro imbarcazioni con un grande "ponte levatoio ad uncino" per agganciare la nave nemica, il cosiddetto corvus, sviluppato in precedenza dai Siracusani contro gli Ateniesi.
Ciò permise di trasformare un combattimento di mare in una specie di combattimento terrestre, dove i legionari romani risultarono nettamente superiori ai loro avversari.
Tuttavia, si ritiene che il corvus desse anche grande instabilità alle navi, con il rischio di capovolgerle in mari particolarmente agitati.
Agli inizi del V secolo, le frontiere romane furono, infine, pesantemente sfondate, ed i regni romano-barbarici apparvero sulle rive del Mediterraneo occidentale. Il regno vandalo riuscì poi nell'impresa, una volta costituita una propria flotta, di saccheggiare numerose province del mar Tirreno e la stessa Roma, mentre le flotte romane avevano diminuito la loro consistenza, tanto da risultare di scarsa resistenza. E se l'Impero romano d'Occidente crollò alla fine del V secolo, la marina militare romana d'Oriente continuò ad esistere nell'Impero bizantino per quasi altri dieci secoli.
Anche se la marina militare fu fondamentale per la conquista romana del bacino del Mediterraneo, non godette mai del prestigio delle legioni romane. Nel corso della loro storia, i Romani rimasero principalmente ancorati alle truppe di terra, apprendendo invece da Cartaginesi, Greci ed Egizi l'arte del costruire le navi. Forse a causa di ciò la marina militare romana non fu mai del tutto assimilata dalla Repubblica romana.
A differenza delle moderne forze navali, mai la marina romana, anche al suo apice, ebbe un servizio autonomo, al contrario venne gestita come un completamento dell'esercito romano "di terra".
Nel corso della prima guerra punica, la flotta romana fu ampliata in modo estremamente massiccio e svolse un ruolo fondamentale nella vittoria romana della guerre e per la successiva conquista ed egemonia del Mediterraneo da parte della Repubblica romana.
Durante il periodo imperiale, il Mediterraneo divenne una sorta di "lago romano", in assenza di un nemico marittimo, tanto che il ruolo della marina fu ridotto per lo più al semplice pattugliamento, con lo scopo di tutelare commerci e trasporti marittimi.
Ai margini dell'Impero, tuttavia, a supporto di nuove conquiste territoriali, le flotte romane continuarono ad essere impiegate in guerra.
Nonostante il grande impegno di risorse iniziali, gli equipaggi romani rimasero inferiori ai Cartaginesi, non potendo eguagliare le loro tattiche navali, per manovrabilità ed esperienza. I Romani decisero così di trasformare la guerra in mare a loro vantaggio, equipaggiando tutte le loro imbarcazioni con un grande "ponte levatoio ad uncino" per agganciare la nave nemica, il cosiddetto corvus, sviluppato in precedenza dai Siracusani contro gli Ateniesi.
Ciò permise di trasformare un combattimento di mare in una specie di combattimento terrestre, dove i legionari romani risultarono nettamente superiori ai loro avversari.
Tuttavia, si ritiene che il corvus desse anche grande instabilità alle navi, con il rischio di capovolgerle in mari particolarmente agitati.
Agli inizi del V secolo, le frontiere romane furono, infine, pesantemente sfondate, ed i regni romano-barbarici apparvero sulle rive del Mediterraneo occidentale. Il regno vandalo riuscì poi nell'impresa, una volta costituita una propria flotta, di saccheggiare numerose province del mar Tirreno e la stessa Roma, mentre le flotte romane avevano diminuito la loro consistenza, tanto da risultare di scarsa resistenza. E se l'Impero romano d'Occidente crollò alla fine del V secolo, la marina militare romana d'Oriente continuò ad esistere nell'Impero bizantino per quasi altri dieci secoli.